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SUSPECT - PRESUNTO COLPEVOLE
(SUSPECT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 giugno 1988
 
di Peter Yates, con Cher, Dennis Quaid, Liam Neeson, Joe Mantegna (Stati Uniti, 1987)
 
Si sa quanto la coppia abbia fatto da base ad uno dei generi più popolari del cinema americano, il thriller, il poliziesco. Qualcuno si è anche azzardato ad inventariarne le specie. Scoprendo cosi che esiste la coppia amanti maledetti, specialista in eliminazione mariti ingombranti: IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE, naturalmente (nella edizione originale di Tay Garnett, ma anche nel remake di Rafelson con Jessica Lange sul tavola di cucina assieme a Jack Nicholson), BODY HEAT (BRIVIDO CALDO) di Lawrence Kasdan, bella palestra d'esercitazione per gli esordienti Kathleen Turner e William Hurt. E BLOOD SIMPLE dei fratelli Coen.

Si passa quindi alla coppia amanti scompagnati, nella quale lui è solitamente un giovane professionista, trascinato nel delirio criminale da una scriteriata più o meno disonesta: ecco il mirabile AFTER HOURS di Scorsese, BODY DOUBLE di de Palma, SOMETHING WILD di Demme, BLUE VELVET di Lynch (Isabella Rossellini...), senza dimenticare il fanfarato ATTRAZIONE FATALE di Lyne.

Altra possibilità: il testimonio che ha visto troppo cose, e l'altro che deve proteggerlo. È lo schema di DRESSED TO KILL e di BLOW OUT, di de Palma, GLI OCCHI DI LAURA MARS, di Kershner, WITNESS di Weir ed il recente CHI PROTEGGE IL TESTIMONIO di Ridley Scott.

Questo SUSPECT fa parte invece di un'altra accoppiata, quella dei doppi investigatori (THE BIG EASY di Mc Bride, BLACK WIDOW di Rafelson, LEGAL EAGLES di Reitman): ed indubbiamente la prima ragione del fascino del film di Peter Yates sta proprio in questo suo modo di riandare alla tradizione. La bravissima Cher (nelle vesti di un'avvocatessa dedicata all'impossibile difesa di un presunto barbone-assassino) e Dennis Quaid (il giurato che - piccola astuzia di una sceneggiatura ben profilata - ha il dono dell'investigatore, ma non può nemmeno avvicinare l'amata avvocatessa per ovvie ragioni procedurali) riescono subito a farci entrare nel clima dei miti cinematografici, quelli degli arditi legami Bogart-Bacall, Grant-Kelly e via dicendo.

SUSPECT è quello che si definisce un poliziesco tradizionale. Ne ricalca tutti gli aspetti: ma poiché è costruito con mestiere (e qualcosa di più) assolutamente impeccabile, non solo non sconfina nella noia del déjà vu, ma si amplifica in una dimensione simile a quella di un d'après. Eccolo quindi far sua una formula tipica, quella del finale a sorpresa, con colpevole del tutto imprevedibile. Ma eccolo soprattutto, come negli esempi migliori del genere, inserirsi perfettamente in un ambiente: il tessuto urbano di Washington, ma che degrada da quello dei senatori alle rive del fiume dei senzatetto. La convivenza delle diverse razze: ricordandosi che la capitale è abitata per tre quarti da neri, ecco finalmente giudici e poliziotti in buona parte dei colore. E la pittura di un universo socio-religioso: come in WITNESS (gli Amish), in ANGEL HEART (i vadou), L'ANNO DEL DRAGONE (i cinesi), SUSPECT rivela aspetti che l'America del sogno non ha sempre ricordato, come quello dei vagabondi e dei disoccupati.

Il film di Yates diventa quasi un'antologia di temi classici, quando tocca ancora il misticismo (la croce tatuata sulla mano del killer), la menomazione fisica (il sordomutismo dell'accusato, che ricorda quello oscarizzato di Marlin Matlee), e l'ambiente degli intrighi politici, come nei celebri esempi di Preminger e Pakula. Senza volerne fare un film-somma, senza dimenticare alcune inverosimiglianze del racconto, SUSPECT amalgama questa infinità di riferimenti con naturalezza ed efficacia: viene a ricordarci, in un periodo in cui la sola nozione d'Autore sembra garanzia d'autenticità, come il cinema (specie quello americano) si sia sempre nutrito del concetto di professionalità.

Cineasti come Peter Yates (BULLITT, THE DRESSER) hanno costruito con la maestria di una mano d'artigiano non solo le fortune, ma anche la dimensione mitica di quel mestiere che a posteriori si è definito settima arte.


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